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L’esclusione sistematica dai diritti fondamentali


Foto via Wikimedia/Creative Commons

 

Il 18 dicembre è stata la Giornata internazionale delle persone migranti, in un contesto in cui i diritti vengono sistematicamente violati o ridotti. Nel frattempo gli effetti del c.d Decreto Cutro si fanno sentire, con le persone migranti private dell’accesso all’apprendimento della lingua italiana all’interno dei centri di accoglienza.

1. 18 dicembre, Giornata internazionale delle persone migranti: sempre meno diritti

Oltre 65.000 persone migranti sono arrivate ​​in Italia via mare, ancor prima della fine dell'anno, evidenzia un nuovo rapporto dell'Unicef, l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'infanzia, e dell'Ong Terre des Hommes. Lo studio, dal titolo Families on the Move Stories of Family Units in Reception Centers in Italy,  si è concentrato sulle famiglie in movimento e sui nuclei familiari nei centri di accoglienza in Italia e sulle loro esigenze.

“Il rapporto si basa sulla raccolta di testimonianze in Sicilia e Calabria, nei centri di prima accoglienza e nei centri di accoglienza straordinaria (CAS), dove UNICEF e Terre des Hommes operano fornendo supporto psicosociale. Attraverso dati aggiornati e testimonianze dirette di madri, padri, ragazze e ragazzi raccolti direttamente nei centri di accoglienza, il rapporto evidenzia le difficoltà affrontate da queste famiglie, che hanno esigenze complesse e vulnerabilità specifiche. La mancanza di alternative, aggravata dalla necessità di fuggire da guerre, violenze, persecuzioni o condizioni di povertà, nonché i cambiamenti climatici, sono tra i principali fattori che spingono ogni anno molte famiglie a intraprendere pericolosi viaggi via terra e via mare”, riporta Info Migrants.

Nel frattempo, più di 40 organizzazioni della società civile, tra cui l’Enar e Statewatch, in un comunicato chiedono "un'Europa fondata sulla giustizia e l'uguaglianza" e "politiche che onorino la dignità e i diritti di tutti/e": “La migrazione non è un'eccezione, un problema o un'emergenza, né dovrebbe essere classificata come tale. È una parte fondamentale e duratura dell'essere umano. Storicamente, le persone si sono spostate e continuano a spostarsi per innumerevoli motivi: per studiare, per lavorare, per prendersi cura dei propri cari, per sfuggire alla violenza o alle disuguaglianze, o semplicemente per costruire una vita migliore. Eppure, in tutta Europa, questa fondamentale realtà umana continua a essere distorta per giustificare politiche razziste e disumane, nell'ambito di sistemi di controllo repressivi”.


2. Gli effetti del c.d Decreto Cutro: tra marginalizzazione e discriminazione

Per via del c.d Decreto Cutro, l’accesso ai servizi essenziali all’interno dei centri di accoglienza è gravemente diminuito.

“Oltre ai corsi di lingua, anche l’assistenza psicologica e legale. In questo modo lo stato risparmia dei soldi, ma priva i migranti di uno strumento fondamentale per integrarsi, cioè la possibilità di imparare la lingua. Senza corsi di italiano le persone nei centri di accoglienza restano praticamente parcheggiate, senza poter fare niente, dice Filippo Miraglia, responsabile immigrazione di ARCI”, riporta Il Post. E ancora: “Questo problema si pone soprattutto nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas), cioè i centri gestiti dalle prefetture dove viene ospitata gran parte dei richiedenti asilo una volta arrivati in Italia, via mare o via terra (secondo gli ultimi dati, il 73 per cento del totale). Questi centri vengono dati in gestione a cooperative e associazioni tramite dei bandi. È nei Cas insomma che i migranti aspettano che la loro richiesta venga valutata, a volte per mesi ma più spesso per anni. La procedura di esame della richiesta di asilo, infatti, può richiedere fino a quattro anni”.

Infine: “Come dice Miraglia, in assenza di servizi di integrazione come i corsi di lingua, i migranti trascorrono molti mesi, se non anni, all’interno dei centri di accoglienza italiani senza instaurare alcun legame con il territorio, nemmeno i rudimenti della lingua. La conseguenza è che finiscono più facilmente in condizioni di marginalità sociale e sfruttamento lavorativo: i richiedenti asilo intervistati dal Post fra quelli che lavorano nei vigneti e uliveti toscani parlano l’italiano poco o nulla”.

3. Il “Modello Trump” adottato dai Paesi Ue

I ministri dei governi membri dell’Unione Europea hanno inasprito le proposte della Commissione fatte a marzo sui rimpatri e sui paesi terzi sicuri.

“La proposta “contraddice l’umanità di base e i valori dell’Europa e introduce un regime di deportazione che radica punizione, violenza e discriminazione”, spiega a Valigia Blu Silvia Carta, Advocacy Officer di Picum, una rete di organizzazioni che promuovono la giustizia sociale e il rispetto dei diritti umani dei migranti privi di documenti in Europa. Lo spazio di influenza della società civile ancora una volta è molto ridotto, soprattutto considerando “che la proposta va ben oltre ciò che per noi è accettabile”, ha aggiunto”, riporta la giornalista Lucrezia Tiberio su Valigia Blu.

E ancora: “Le proposte del Consiglio aumentano i periodi di detenzione amministrativa, propongono l’utilizzo di database interoperabili, limitano le garanzie giudiziali e spingono per l’apertura di centri per il rimpatrio in Paesi terzi. Inoltre, molti esperti di migrazioni hanno individuato una somiglianza con il modello statunitense, soprattutto per l’introduzione dei raid per individuare gli irregolari e rimpatriarli. Secondo Picum, Trump sta contribuendo a normalizzare queste forme discriminatorie di applicazione delle politiche migratorie e l’Europa sta andando verso questa repressione violenta”.


4. Entrati col Decreto Flussi, rimasti senza diritti

Nonostante le persone migranti lavoratrici siano arrivate in Italia tramite Decreto Flussi, oggi si ritrovano in un limbo di precarietà e vulnerabilità,

“Il Decreto Flussi continua a produrre irregolarità, sfruttamento e vulnerabilità, colpendo proprio chi ha seguito le regole. A denunciarlo sono il Tavolo Asilo e Immigrazione e altre associazioni, che in occasione della Giornata Internazionale dei Lavoratori Migranti e delle loro Famiglie, giovedì 18 dicembre, [hanno lanciato] un appello al Governo. E soprattutto, a denunciarlo sono anche i lavoratori direttamente coinvolti che domani scendono in piazza organizzati in una mobilitazione dal basso”, riporta Melting Pot Europa. E ancora: “Negli ultimi anni, nonostante alcune modifiche normative, la sostanza del meccanismo non è cambiata. Ritardi strutturali, opacità delle procedure e mancanza di informazioni continuano a caratterizzare il sistema. I dati della campagna Ero Straniero mostrano il fallimento dei recenti Decreti Flussi e come decine di migliaia di persone siano entrate in Italia con un visto e un nulla osta all’assunzione, per poi scoprire, una volta arrivate, che il lavoro promesso non esisteva o non rispettava le condizioni previste”.

Infine: “Nel frattempo, il visto scade e la persona diventa facilmente ricattabile. Una vulnerabilità ingiustificabile – sottolineano – che non dovrebbe mai riguardare chi segue un percorso regolare. Una condizione che incide profondamente sulla vita quotidiana, sull’accesso ai diritti e sulla salute fisica e mentale. «Il mancato rilascio del permesso di soggiorno compromette anche l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale, ricordano le associazioni promotrici dell’appello”.


5. L'Ungheria fa causa alla Corte UE per la sentenza sulle norme in materia di asilo

Il governo ungherese ha intentato una causa contro la Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE) per la sua sentenza sulle norme in materia di asilo del Paese.

“Il Ministro della Giustizia Bence Tuzson ha annunciato la causa il 15 dicembre, affermando che l'Ungheria non intendeva annullare la sentenza, che è definitiva, ma stava invece perseguendo un risarcimento per quelle che definiva carenze procedurali nel caso. La causa riguarda la decisione della Cgue del giugno 2024 di imporre una multa di 200 milioni di euro all'Ungheria per non aver rispettato una sentenza del 2020 relativa al mancato rispetto del diritto dell'UE in materia di immigrazione”, riporta l’Ecre. E ancora: “L'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha esortato le autorità lituane a cessare i respingimenti al confine orientale. In un'intervista al Baltic News Service (BNS), la Rappresentante dell'UNHCR per i Paesi nordici e baltici, Annika Sandlund, ha affermato che le modifiche alla legislazione lituana in materia di asilo introdotte nel 2021 "dovrebbero essere riviste".


6. I nostri nuovi articoli su Open Migration

Nel corso degli ultimi due decenni la Turchia si è trasformata da paese di emigrazione a luogo di transito e destinazione finale per molti migranti. La vicinanza geografica ad alcune delle aree interessate da grandi conflitti e crisi umanitarie come la Siria, l’Iraq, l’Afghanistan, e più di recente l’Ucraina, hanno reso il paese un naturale approdo delle rotte migratorie, che si tratti di una tappa verso l’Europa o della meta finale in cui tentare di ritrovare una stabilità. Ce ne parla Ilaria Romano.


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