La web-review settimanale
in anteprima per gli iscritti alla newsletter!

Esternalizzazioni e securizzazione dei confini


Foto via Google/Creative Commons
 

Il Consiglio Ue approva ulteriori esternalizzazioni sulla pelle delle persone migranti. Mentre ActionAid presenta un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale sui Cpr in Albania, continua la criminalizzazione delle persone migranti e di chi le soccorre. Nuove e sistematiche violazioni dei diritti umani in Tunisia con la complicità dell’Ue.


1. Ok del Consiglio Ue su ulteriori esternalizzazioni e deportazioni

Il diritto di asilo sempre più a rischio nel nuovo Patto Ue, in cui esternalizzazioni e deportazioni sono, di fatto, le parole d’ordine.

“[...] Il Consiglio dei ministri dell’Interno Ue ha approvato a maggioranza qualificata la propria posizione negoziale, sulla cui base intraprenderà i negoziati con Commissione e Parlamento, in merito a paesi terzi sicuri, paesi di origine sicuri e rimpatri. Il Patto immigrazione e asilo doveva segnare, da giugno 2026, il passaggio dall’Europa fortezza all’Europa prigione permettendo la detenzione di migliaia di richiedenti asilo. Le proposte di modifica a quegli stessi regolamenti, presentate ancor prima della loro entrata in vigore, segnano un nuovo salto di qualità nella guerra ai migranti”, riporta il giornalista Giansandro Merli su Il Manifesto. E ancora: “Il punto più significativo, introdotto dalla Commissione ma sottolineato e ampliato ieri dal Consiglio, riguarda il concetto di paesi terzi sicuri ai quali gli Stati membri intendono subappaltare i richiedenti asilo. Finora il trasferimento era possibile solo se il migrante aveva un legame, per esempio familiare, con il paese terzo in questione o se vi era transitato. Il criterio soggettivo di connessione viene ora spazzato via: sarà sufficiente un accordo dell’Ue o dello Stato nazionale. In pratica un eritreo sbarcato a Lampedusa potrebbe essere spedito in Serbia o magari in Uganda, se esiste un’intesa in questo senso”.

Infine: “L’obiettivo di Stati membri e istituzioni comunitarie è cancellare il principio fondamentale della territorialità, che ha caratterizzato finora il sistema d’asilo europeo. Tutto il meccanismo potrà essere esternalizzato: la garanzia di un diritto fondamentale diventerà solo una questione di geopolitica. Un passaggio epocale che nei prossimi anni avrà conseguenze durissime sulla vita di centinaia di migliaia di migranti. L’unico divieto resta per i minori stranieri non accompagnati, insieme a qualche limite per i vulnerabili”.


2. Presunto danno erariale sui Cpr in Albania

ActionAid ha presentato un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale sui Cpr in Albania.

“ActionAid ha depositato alla Corte dei Conti un esposto di 60 pagine per denunciare lo spreco di risorse dell’operazione Albania. La procura regionale del Lazio, dati del progetto Trattenuti alla mano, dovrà valutare se esercitare l’azione erariale alla luce delle violazioni contestate. All’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) sono state invece segnalate presunte irregolarità nell’affidamento dell’appalto da 133 milioni per la gestione dei centri: non è stata verificata nemmeno la rilevanza internazionale dell’appalto, che avrebbe richiesto una procedura più trasparente e aperta”, si legge sul sito della ong.

E ancora: “Tra le criticità individuate figurano la quasi totale assenza di verifiche sulla rilevanza internazionale dell'appalto, l'uso massiccio di affidamenti diretti e la mancata applicazione di procedure più aperte e trasparenti, nonostante l'impatto economico e politico dell'operazione. La domanda che l'Organizzazione rivolge alla magistratura contabile è semplice e diretta: come è stato possibile assegnare decine di milioni di euro attraverso procedure che non rispettano i parametri minimi di trasparenza e concorrenza?”, riporta la giornalista Francesca Moriero su Fanpage.


3. L’Italia finanzia nuovi centri di detenzione in Libia

Una mozione, passata in sordina, del 16 ottobre 2025, prevede la realizzazione in Libia di 70 “centri di accoglienza” per i cosiddetti “rimpatri volontari”.

“Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, secondo quanto ha detto in aula uno dei firmatari, il deputato leghista Igor Iezzi, ha iniziato a ragionare con le autorità libiche sulla costituzione dei 70 centri di accoglienza dentro i quali ci saranno proprio le organizzazioni internazionali quando è stato in visita a Tripoli a luglio 2025. In una conferenza stampa tenuta il 2 dicembre dal ministro dell’Interno libico Imad Trabelsi, un delegato delle Nazioni Unite ha parlato di un recente progetto cominciato dalla Libia per realizzare return centers, cioè centri per il rimpatrio”, scrivono i giornalisti Lorenzo Bagnoli e Fabio Papetti in un’inchiesta di IrpiMedia. E ancora: “La volontarietà di questi rimpatri è stata però messa in dubbio da diverse ong – la campagna Voluntary Humanitarian Refusal, di cui fa parte Asgi, chiede la sospensione dei finanziamenti – e dai relatori speciali delle Nazioni Unite che hanno firmato insieme al Gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria un richiamo indirizzato all’Italia ad aprile 2025. Lettere simili erano già state inviate al nostro governo nel 2017 e nel 2024. Secondo i relatori speciali i dati sui voli di rimpatrio volontario indicano che donne, bambini, vittime di tratta e persone con vulnerabilità mediche sono stati rimpatriati direttamente dai centri di detenzione libici senza che fossero garantite loro le adeguate e dovute garanzie procedurali, trasformando potenzialmente le operazioni in espulsioni di massa”.

Infine: “Oltre alla Cabina di regia, la mozione cita un nuovo esercizio di supporto che coinvolge, oltreché le autorità libiche anche quelle di Turchia e Qatar, già riunitesi nell’ambito di uno specifico gruppo tecnico di lavoro. Non è chiaro cosa sia questo nuovo esercizio di supporto ma di certo Turchia e Qatar sono impegnate nel sostegno della Libia, anche sul piano dei rimpatri. Soprattutto il Qatar: sui media libici già nel 2019 si scriveva di un fondo da 20 milioni di dollari per il rimpatrio di migranti illegali dalla Libia realizzato dal Paese del Golfo su impulso dell’Unione africana. In quel caso non si specificava se il rimpatrio fosse volontario o no”.


4. La criminalizzazione sistematica di chi soccorre

24 attivisti a processo per aver soccorso delle persone in mare in Grecia.

“[Séan Binder], attivista irlandese e soccorritore volontario, oggi avvocato 31enne, nel 2017 ha deciso di andare sull’isola greca per aiutare le persone in pericolo in mare, lungo la rotta migratoria che dalla Turchia porta alla Grecia. Un anno in cui hanno perso la vita o sono state dichiarate scomparse oltre 3mila persone. Binder ha quindi iniziato a svolgere attività di ricerca e soccorso con l’organizzazione Emergency Response Centre International (Erci), pattugliando la costa greca, individuando gommoni in difficoltà e assistendo le persone che riuscivano a raggiungere il territorio europeo”, riporta la giornalista Marika Ikonomu su Domani. E ancora: “Fino al suo arresto, nel 2018, che lo ha portato in carcere, insieme alla nuotatrice agonistica siriana, Sarah Mardini, arrivata sulle coste greche con la sorella Yusra – campionessa di nuoto e parte della squadra olimpica dei rifugiati – a bordo di una imbarcazione in avaria, con altri 18 passeggeri, che entrambe hanno contribuito a salvare dall’annegamento”.

Infine: “Anche per Amnesty International che da anni segue il caso di Binder le accuse sono completamente infondate. Adriana Tidona, Migration Researcher dello Europe Regional Office è stata a Lesbo con una delegazione di Amnesty come osservatrice del processo. Per la ricercatrice sono incriminazioni basate su un’interpretazione errata della normativa in materia di favoreggiamento dell’ingresso irregolare”.


5. Il nuovo di Amnesty International e le gravi violazioni dei diritti in Tunisia

Un nuovo rapporto di Amnesty International, dal titolo Nobody hears you when you scream, rileva le atrocità sistematicamente commesse dalla Guardia Nazionale tunisina ai danni delle persone migranti nere, tra razzismo sistemico e violazioni dei diritti umani di base, con la complicità dell’Ue.

“I funzionari effettuano espulsioni collettive potenzialmente letali in violazione del principio di non respingimento, a seguito di intercettazioni in mare spesso sconsiderate o arresti a sfondo razziale, spesso accompagnate da torture e altri maltrattamenti, tra cui violenze sessuali disumanizzanti. L'accesso all'asilo è stato sospeso, mentre le organizzazioni che forniscono protezione a rifugiati e migranti hanno subito una dura repressione. La Tunisia non è quindi né un luogo sicuro per lo sbarco né un paese terzo sicuro per il trasferimento dei richiedenti asilo”, denuncia Amnesty International.

E ancora: “Dal 2024, l'Unione Europea e i suoi Stati membri hanno celebrato un forte calo degli arrivi via mare dalla Tunisia, rafforzando al contempo la cooperazione con il governo in materia di migrazione senza efficaci garanzie per i diritti umani, intrappolando rifugiati e migranti in situazioni in cui la loro vita e i loro diritti sono a rischio. Le autorità tunisine devono porre fine al razzismo e alla xenofobia e proteggere rifugiati e migranti da arresti e detenzioni illegali, profilazione razziale, tortura e altri maltrattamenti ed espulsioni collettive”.


6. Persone migranti strumentalizzate tra Polonia e Bielorussia

Nel mese di febbraio 2025 il Parlamento polacco ha votato a favore della sospensione del diritto di richiedere asilo in una particolare area del confine polacco-bielorusso, incorporando il principio di “strumentalizzazione”, minando però il diritto di asilo.

“Nel diritto nazionale attualmente in vigore in Polonia, la strumentalizzazione implica uno Stato o un’altra entità che consente agli stranieri di attraversare il confine esterno, in particolare utilizzando violenza contro i funzionari e i soldati dello Stato, o distruggendo le infrastrutture di confine. Questo comportamento può comportare la destabilizzazione della situazione interna. Come potete vedere, la definizione è molto poco chiara, molto vaga, ed è valutata arbitrariamente dai politici responsabili dell’attuazione di questa legge quando si verifica una strumentalizzazione. La procedura di sospensione del diritto di asilo è uno stato di emergenza de facto, che è incostituzionale. Il diritto di richiedere asilo è uno dei diritti fondamentali inclusi nella prima sezione della Costituzione polacca, e questa sezione può essere sospesa solo sulla base di una legge collegata a uno stato di emergenza. Uno stato di strumentalizzazione non è uno stato di emergenza ufficiale”, spiegano l’Asgi e Tomasz Pietrzak, membro della Ong polacca Stowarzyszenie Interwencji Prawnej. 

E ancora: “La Polonia ha anche introdotto una zona temporanea di divieto di ingresso, anch’essa incostituzionale. Si tratta di una parte del paese il cui ingresso è vietato. È introdotta in modo simile alla sospensione dell’asilo: la necessità di garantire la sicurezza o l’ordine pubblico, e se c’è un rischio giustificato di commettere atti vietati, viene introdotto un divieto temporaneo che può essere esteso indefinitamente sul confine esterno”.
 

Il team di Open Migration

Facendo una donazione ci aiuterai ad offrire più informazione di qualità.
Sostienici
Open Migration su Twitter
Open Migration su Facebook
Visita Open Migration
Copyright © 2025, Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili.
 
Our mailing address is:
Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili
Via Monti di Pietralata 16
Rome, RM 00157
Italy

Want to change how you receive these emails?
You can update your preferences or unsubscribe from this list
Twitter
Facebook
Website