
| LeoniFiles: le interviste |
In questa nuova Intervista LeoniFiles condotta da Carlo Stagnaro, Luciano Capone, giornalista de Il Foglio, spiega il contesto e l'analisi dietro l'annuncio del Tesoro americano sulla disponibilità di concedere una nuova linea di credito al governo argentino.
La netta vittoria dei peronisti alle elezioni locali di Buenos Aires (provincia che racchiude un terzo dell'elettorato argentino) ha gettato un'ombra sulla stabilità del governo Milei. Le conseguenze di tale spettro sono state però di gran lunga più tangibili: non solo la prospettiva di un ritorno all'instabilità si è riverberata sui mercati e fra gli investitori internazionali, ma ha scatenato fra gli stessi risparmiatori argentini il (purtroppo) consueto riflesso di autodifesa dall'inflazione, cioè una corsa al dollaro che ha spinto il tasso di cambio al limite dei livelli di guardia fissati col Fondo Monetario Internazionale.
Ecco dunque che la mossa del segretario al Tesoro degli Stati Uniti Scott Bessent, che ha sortito l'effetto sperato del "Whatever it takes" di draghiana memoria, si pone non tanto come una scommessa sui risultati delle mid-term argentine del prossimo 26 ottobre, quanto come un'iniezione di fiducia nei mercati che ha una duplice finalità.
Se la prima è quella di concedere alle politiche economiche di Milei abbastanza tempo per dare i propri frutti sia fra i creditori che presso l'elettorato, la seconda è proprio mirata a scongiurare una reiterazione a livello nazionale del risultato elettorale a Buenos Aires. Una vittoria peronista vedrebbe infatti non solo un'involuzione del paese in termini economici, ma anche un'Argentina più lontana dagli Stati Uniti e più prossima alla Cina.
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