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L’Italia non può agire al di sopra della legge
Foto via Flickr/Creative Commons ([link removed])
Con una nuova sentenza, la Corte di Giustizia Ue boccia il progetto dei Cpr in Albania. Nel frattempo, al largo di Lampedusa si consumano due nuovi naufragi.
1. La Corte di Giustizia Ue boccia i Cpr in Albania
La Corte di Giustizia Europea boccia il “modello Albania” ([link removed]) mettendo in dubbio la legittimità della lista dei "Paesi sicuri" utilizzata dall'Italia per deportare le persone migranti in Albania in attesa della decisione sulle loro richieste di asilo.
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“La Corte di giustizia dell’Ue ha ora stabilito che la designazione di una nazione come "Paese di origine sicuro" deve poter essere contestata in modo effettivo nei tribunali, anche quando viene formalizzata tramite legge. [...] I magistrati [...] hanno precisato che, nonostante la designazione possa essere effettuata mediante un atto legislativo, quest'ultimo a sua volta deve poter essere oggetto di un controllo "giurisdizionale effettivo vertente sul rispetto dei criteri sostanziali stabilite dal diritto dell'Unione”, scrive ([link removed]) il giornalista Alfonso Bianchi su Europa Today. E ancora: “Le condizioni di assenza generale e costante di persecuzioni, torture o altre forme di trattamenti inumani e degradanti richieste dalla Direttiva procedure devono essere rispettate, scrive la Corte, con riferimento a tutta la popolazione del paese terzo interessato affinché possa essere designato paese di
origine sicuro”, riporta ([link removed]) il giornalista Giansandro Merli su Il Manifesto.
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Come evidenzia ([link removed]) la giurista Vitalba Azzollini su Domani: “con una nota, la presidenza del Consiglio si è detta stupita della decisione, affermando che la giurisdizione, questa volta europea, rivendica spazi che non le competono, a fronte di responsabilità che sono politiche. In realtà, ciò che lascia stupiti è lo stupore di Palazzo Chigi. I giudici non intervengono sulla politica migratoria del governo, come dice la nota, ma verificano che tale politica sia conforme alle norme, e quelle europee prevalgono sulla disciplina nazionale. In altre parole, il governo non può agire al di sopra della legge. Giorgia Meloni ne prenda finalmente atto”.
2. Due naufragi al largo di Lampedusa
Due neonati tra le vittime dei naufragi avvenuti al largo di Lampedusa.
“È
stato il mercantile Port Fukuoka – che solo giovedì notte, ha ricevuto ordine di raggiungere Pozzallo – a salvare 98 persone costrette su un barchino di cui le autorità erano informate da giorni ma che nessuno ha soccorso. Ieri è stato il veliero ong Nadir ad intervenire prendendo a bordo 48 persone, tra cui donne incinte, bambini e neonati, di cui 12 tirate letteralmente fuori dall’acqua”, scrive ([link removed]) la giornalista Alessia Candito su Repubblica. E ancora: “poco prima dell’arrivo della piccola imbarcazione a vela della flotta civile, in sedici si sono tuffati in acqua nel disperato tentativo di far girare l’imbarcazione e mettere la prua a Nord. Ma le onde li hanno travolti, allontanandoli in fretta dalla carretta su cui viaggiavano. Grazie al coordinamento con Sea Bird di Sea Watch, ne sono stati localizzati alcuni, di tre si sono perse le tracce, per uno era già troppo
tardi”.
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Infine: “Abbiamo chiesto l’evacuazione medica dei casi più gravi – spiega il medico di bordo, Francesca Renon – I neonati erano gravemente disidratati, ipotermici e avevano ricevuto poco cibo per sei giorni. Numerose persone hanno riportato ustioni chimiche a causa del contatto con carburante e acqua salata ed entrambe le donne incinte presentavano gravi segnali di complicazioni. In dieci sono stati portati via da una motovedetta dalla Guardia Costiera, mentre Nadir faceva rotta verso Lampedusa”.
3. L’invisibilità delle donne migranti
Per le donne migranti in Italia, l’agricoltura rappresenta uno dei pochi settori, oltre quello domestico, in cui è possibile accedere al mondo del lavoro, fortemente caratterizzato dalla segregazione occupazionale, dalla precarietà e dalle disuguaglianze strutturali.
“Le braccianti lavorano nelle campagne in condizioni di sfruttamento e degrado: la giornata lavorativa dura generalmente dalle nove alle dieci ore; le lavoratrici passano la maggior parte del tempo piegate o in piedi, esposte a temperature elevate e a contatto diretto con fitofarmaci altamente aggressivi. A queste condizioni si sommano ulteriori elementi di discriminazione, come la differenza salariale di genere (gender pay gap). Secondo l’ultimo Rendiconto di Genere del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS, molte lavoratrici risultano formalmente assunte con contratti a tempo determinato che registrano meno di 50 giornate lavorative annue, nonostante l’effettivo impiego sia ben superiore [...]”, scrive ([link removed]) Gemma Martini su Melting Pot Europa. E ancora: “Allargando lo sguardo, anche il lavoro domestico e di cura è fortemente femminilizzato e rappresenta il settore con il più
alto tasso di irregolarità. Le cause sono molteplici: difficoltà nei controlli, mancanza di servizi pubblici di assistenza, svalorizzazione del lavoro di cura, paura di denunciare per timore di perdere lavoro o permesso di soggiorno. Spesso i contratti sono informali e poco chiari, negoziati caso per caso, senza tutele né prospettive”.
Infine: “stimare con precisione la diffusione degli abusi e dello sfruttamento nelle campagne italiane è estremamente complesso. La maggior parte delle lavoratrici non denuncia per paura di ritorsioni, perdita del lavoro o del permesso di soggiorno”.
4. L'Unicef esorta la Francia a proteggere i minori sfruttati
L'Unicef esorta la Francia a cessare di criminalizzare i/le minori sfruttati e a riconoscerli invece come vittime di tratta. L'agenzia chiede un'urgente riforma legislativa e una strategia nazionale per prevenire, identificare e proteggere i minori coinvolti.
“In Francia, i/le minori vittime di sfruttamento [...] vengono troppo spesso perseguiti/e e puniti/e per i reati commessi a seguito del loro sfruttamento, ha affermato l'Unicef. Ma il diritto internazionale ed europeo esige che siano riconosciute e protette come vittime della tratta di esseri umani. L'Unicef ha chiesto una revisione completa del trattamento riservato dalla Francia ai minori sfruttati per commettere reati", si legge ([link removed]) su InfoMigrants. E ancora: "in un rapporto dettagliato ([link removed]) pubblicato [...] in occasione della Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani , l'agenzia delle Nazioni Unite ha pubblicato 75 raccomandazioni per migliorare il trattamento dei minori sfruttati dalle reti criminali. Il rapporto traccia un quadro preoccupante di come questi minori
vulnerabili siano ancora troppo spesso percepiti e trattati come delinquenti piuttosto che come vittime”.
Infine: “secondo i dati governativi, più di due terzi degli individui sfruttati per scopi criminali in Francia, tra cui traffico di droga, furto e frode, sono minori. Le Ong segnalano che il 92% di questi minori non è accompagnato, proveniente principalmente da Algeria, Marocco e altri paesi africani, con una percentuale minore di persone provenienti dall'Europa orientale e meridionale”.
5. Il Sud Sudan pronto a trattare con gli Usa sulle deportazioni
Il Sud Sudan ha dichiarato all'amministrazione Trump che prenderebbe in considerazione l'idea di accettare le persone migranti deportate dagli Stati Uniti, ma ad alcune condizioni.
“I funzionari del Sud Sudan hanno [...] chiesto all'amministrazione Trump di ritirare le ampie revoche dei visti per i suoi cittadini emesse dal Segretario di Stato Mark Rubio ad aprile, di riattivare un conto bancario presso la Federal Reserve di New York che consente al Paese di effettuare transazioni in dollari e di sostenere i suoi sforzi per perseguire il primo vicepresidente del Sud Sudan, Riek Machar, che è tenuto agli arresti domiciliari”, scrivono ([link removed]) le giornaliste Felicia Schwartz e Myah Ward su Politico. E ancora: “dopo una battaglia legale durata sei settimane, questo mese gli Stati Uniti hanno completato le espulsioni di otto uomini in Sud Sudan, solo uno dei quali proviene da quel Paese, nell'ambito di un'iniziativa a livello amministrativo volta a deportare migliaia di persone in Paesi terzi quando i loro Paesi d'origine si rifiutano di accoglierli. Gli otto
uomini sono stati collocati in un complesso sorvegliato in Sud Sudan mentre il governo lavora per rimpatriarli nei loro Paesi d'origine [...]”.
Infine: “l'accordo con il Sudan del Sud non è un accordo formale, ma l'amministrazione ha trasmesso al Congresso accordi scritti con Eswatini ed El Salvador [...]. Secondo quanto riportato dai media, il presidente e il suo team hanno avanzato richieste di questo tipo ad almeno 15 paesi africani, tra cui l'Eswatini e il Sud Sudan, anche se non tutti i leader si sono dimostrati così disponibili come i sud sudanesi”.
6. I nostri nuovi articoli su Open Migration
L'ultimo rapporto pubblicato da Action Aid e Open Polis evidenzia che il sistema di accoglienza delle persone migranti è al collasso, sempre più insostenibile e inaccessibile, sia per i richiedenti asilo che per chi vuole accedere ai dati. Inoltre, l’orientamento nella burocrazia italiana è complesso e trovare le risposte giuste è complicato, sia per barriere linguistiche ed equivoci che per un approccio emergenziale ad un fenomeno sistematico. Ce ne parla ([link removed]) Marco Biondi.
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