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L’ennesimo flop dei Cpr in Albania


Foto via Flickr

 

I Cpr in Albania continuano a rivelarsi nella loro disumanità, inutilità e inefficacia, violando i diritti di coloro che chiedono asilo. Papa Francesco e la sua solidarietà nei confronti delle persone migranti non verranno dimenticati. Nel frattempo, la Germania prosegue nella pericolosa deriva securitaria nei confronti delle persone migranti. La Corte Suprema Usa blocca momentaneamente le deportazioni.

1. Chi chiede asilo deve essere riportato in Italia

Il nuovo piano del governo per “far funzionare” i Cpr in Albania, altrimenti vuoti, è quello di trasportarvi anche le persone già detenute nei Cpr in Italia. Tuttavia già alcune persone sono state riportate sulla penisola per inidoneità al trattenimento e per via di una richiesta di asilo. A stabilirlo la Corte di Appello di Roma.

“Non può essere trattenuto nel Cpr in Albania lo straniero che, dopo il trasferimento nella struttura, chiede la protezione internazionale. Una sentenza che porta alla luce un buco nella seconda fase del protocollo Roma-Tirana. Semplificando: se si fa richiesta di asilo anche dopo essere arrivati nel centro albanese di Gjader, la persona deve essere riportata in Italia. Dopo la richiesta di protezione internazionale serve infatti una nuova udienza di convalida, inoltre la competenza passa dal giudice di Pace alla corte d'Appello che, nel caso specifico, ha ritenuto non ci fossero più i requisiti per il trattenimento”, riporta Rai News.

Nel frattempo, rimangono dubbi e criticità sui criteri di deportazione: “I criteri di selezione delle persone portate in Albania sono ancora misteriosi. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta alle richieste di accesso agli atti che abbiamo presentato, a partire dall'elenco dei trattenuti o i fascicoli giudiziari, dicono [Rachele] Scarpa e [Ouidad] Bakkali a Domani. Alla luce dei documenti che abbiamo potuto consultare, due persone sono già rientrate in Italia e non tutti i trattenuti hanno precedenti penali. Diversi di loro hanno bambini in Italia e vivono nel nostro paese da 10/15 anni”, scrivono il giornalista Youssef Hassan Holgado e la giornalista Marika Ikonomu su Domani. 


2. Papa Francesco e la sua solidarietà verso le persone migranti

Il 21 aprile è venuto a mancare Papa Francesco, noto soprattutto per la sua particolare attenzione alle persone maggiormente emarginate e discriminate. Tra loro anche le persone migranti.

“Il veneziano Luca Casarini, già leader del movimento no Global negli anni Novanta, da tempo è impegnato con la ong Mediterranea per il salvataggio dei migranti che tentano di approdare lungo le coste italiane. L’unica ong con un cappellano a bordo» specifica Casarini che con papa Francesco, morto lunedì 21 aprile in Vaticano, aveva instaurato un rapporto stretto, personale. Al punto da scrivere un post social in cui ammette, dopo la scomparsa del Santo Padre, di sentirsi solo”, scrive la giornalista Martina Zambon su Corriere. 

E ancora, nel 2024 sostenne che respingere le persone migranti in mare fosse un peccato grave: “sono le numerose testimonianze che riceve a spingere il Pontefice a denunciare l'ignobile traffico di migranti e a elogiare chi invece si adopera per soccorrerli. Mare e deserto diventano simboli di tutti quei territori impervi, critici che il più delle volte diventano pericolo, trappole. Alcune di queste rotte le conosciamo meglio, perché stanno spesso sotto i riflettori - osserva il Papa - altre, la maggior parte, sono poco note, ma non per questo meno battute. Del Mediterraneo ho parlato tante volte, perché sono Vescovo di Roma e perché è emblematico: il mare nostrum, luogo di comunicazione fra popoli e civiltà, è diventato - il mare nostrum - è diventato un cimitero. E la tragedia è che molti, la maggior parte di questi morti, potevano essere salvati. Bisogna dirlo con chiarezza: c’è chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti - per respingere i migranti. E questo, quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave”, riportava Vatican News. 


3. Le falle dei Cpr in Albania

In attesa della pronuncia della Corte di giustizia Ue (tra fine maggio e inizio giugno) che sancirà il prosieguo o la fine del progetto Italia-Albania, con il nuovo decreto-legge il governo ha deciso che nelle strutture albanesi possano essere deportate anche persone straniere presenti nei Cpr italiani. Tuttavia tale provvedimento prevede gravi criticità.

“La direttiva 2008/115/CE [dell’Ue] non prevede l’ipotesi che nel procedimento di rimpatrio sia coinvolto uno stato terzo, qual è l’Albania, a eccezione del paese di origine; del paese di transito in conformità di accordi comunitari o bilaterali di riammissione o di altre intese; di un altro paese terzo, in cui il cittadino del paese terzo in questione decide volontariamente di ritornare e in cui sarà accettato. Secondo la citata direttiva - che resta vigente fino all’adozione del nuovo regolamento europeo, la cui bozza deve essere approvata da Consiglio e Parlamento UE – i rimpatri possono avvenire soltanto dal territorio degli Stati membri [...]”, riporta la giurista Vitalba Azzollini su Valigia Blu. Le criticità non finiscono qui: “L’impossibilità per lo straniero di essere interrogato di persona da un giudice (che invece deve farlo solo in videoconferenza) [...] può anche minare il principio del contraddittorio e il diritto alla difesa [...]. Le persone trattenute in Italia e portate coattivamente in Albania - dice [l’Asgi] - subiscono un trattamento deteriore rispetto a coloro che rimangono trattenuti in Italia, in quanto, tra l’altro, non possono ricevere, o possono ricevere solo a condizioni più onerose e gravose, la visita di familiari, amici, associazioni e avvocati, pur previste dall’art. 16 direttiva 2008/115/CE”.


4. La pericolosa svolta a destra della Germania

La Germania sta affrontando un momento cruciale nella politica sui rifugiati. L'accordo di coalizione negoziato  tra i partiti conservatori (CDU/CSU) e i socialdemocratici (SPD) segnala non solo un drastico inasprimento della legge sull'asilo, ma anche un pericoloso allontanamento dagli standard consolidati in materia di diritti umani, tra esternalizzazioni delle frontiere, percorsi legali e sicuri interrotti, nuove restrizioni. 

Una delle principali preoccupazioni riguarda il fatto che i partner della coalizione abbiano concordato di iniziare a respingere i richiedenti asilo ai confini tedeschi, nonostante tali respingimenti violino palesemente il diritto europeo e internazionale. L'unica domanda che rimane aperta è cosa intendano i politici affermando che questi respingimenti dovrebbero avvenire "in coordinamento" con i paesi confinanti. Mentre i politici conservatori lo interpretano principalmente come un modo per informare gli altri governi, sembra che i socialdemocratici vogliano un accordo con loro”, denuncia l’Ong Ecre (Consiglio Europeo per i Rifugiati e gli Esiliati). Inoltre, “La coalizione intende inoltre sostenere l'eliminazione del cosiddetto "requisito di collegamento" per dichiarare i Paesi extra-UE "Paesi terzi sicuri", aprendo così la strada ad accordi di esternalizzazione sul modello dell'accordo del Regno Unito con il Ruanda. Ciò consentirebbe l'espulsione dei rifugiati verso Paesi in cui non hanno mai messo piede, una rottura fondamentale con lo spirito e la lettera delle norme sulla protezione internazionale”. 

Infine: “altrettanto preoccupante è il piano della coalizione di rivedere le procedure di asilo sostituendo l'obbligo ufficiale di indagine (Amtsermittlungsgrundsatz) con un approccio basato sull'onere della prova (Beibringungsgrundsatz). In pratica, ciò significa attribuire la piena responsabilità di comprovare le proprie richieste ai rifugiati stessi, molti dei quali fuggono senza documenti e sotto estrema costrizione. Esperti legali e difensori dei diritti umani hanno giustamente avvertito che questo cambiamento minaccia l'equità delle procedure di asilo e potrebbe violare le garanzie costituzionali del giusto processo”.


5. La Rotta Balcanica è sempre più pericolosa per le persone migranti

Lungo la Rotta Balcanica, la migrazione è diventata sempre più controllata da reti criminali. Sempre più trafficanti sfruttano le politiche restrittive dell'Ue in materia di frontiere, sottoponendo i migranti a estorsioni e abusi. 

“Roberto Forin del Mixed Migration Center (MMC) afferma che un recente rapporto dell'organizzazione intitolato "Migrazioni miste nei Balcani occidentali" documenta una serie di abusi e rischi per la protezione a cui sono esposti migranti e rifugiati, tra cui rapine, violenza fisica ed estorsione. Sottolinea tuttavia che non identifica specificamente i gruppi armati di origine afghana come autori. Tuttavia, gli intervistati hanno spesso riferito di essere stati presi di mira da trafficanti e reti criminali, a volte con violenza e coercizione", riporta la giornalista Natasha Mellersh su Info Migrants. Inoltre, “[...] sostanzialmente [questa situazione di securitarismo Ue] costringe i migranti a fare maggiore affidamento sui trafficanti, perché a causa dei maggiori controlli, gli attraversamenti delle frontiere sono diventati più difficili da superare, spingendo i migranti in situazioni sempre più pericolose”.

Infine, “un portavoce del Border Violence Monitoring Network (Bvmn) ha affermato che, a loro avviso, la comparsa di tali gruppi è semplicemente la conseguenza della crescente securizzazione delle regioni di confine in tutta Europa. Mentre i regimi di frontiera europei impiegano metodi sempre più violenti per prevenire la migrazione, ai migranti non resta altra scelta che ricorrere a metodi informali per attraversare le frontiere”.


6. Gli attraversamenti irregolari verso l’Ue sono diminuiti

I gruppi per i diritti umani affermano che il calo è dovuto in parte alle politiche dell'Ue che chiudono un occhio sulle violazioni dei diritti in paesi come la Libia e la Tunisia.

“Il calo è stato riscontrato in tutte le principali rotte migratorie verso l'Europa, ha affermato l'agenzia di frontiera dell'UE Frontex in una nota, che ammonta a circa 33.600 arrivi in ​​meno nei primi tre mesi dell'anno. Il calo maggiore, pari al 64%, si è registrato lungo le rotte che attraversano Albania, Serbia, Montenegro e Macedonia del Nord, mentre il numero di migranti individuati mentre tentavano di attraversare il confine verso il Regno Unito è diminuito del 4%”, riportano le giornaliste Ashifa Kassam e Jennifer Rankin sul Guardian. Inoltre, “sebbene i modelli migratori siano influenzati da una serie di fattori che vanno dalle condizioni meteorologiche ai conflitti, i dati sembrano suggerire una continua tendenza al ribasso osservata nel 2024, quando gli attraversamenti irregolari delle frontiere verso l'Europa sono diminuiti del 38% rispetto all'anno precedente, ha affermato Judith Sunderland di Human Rights Watch”.

Tuttavia, “[...] se il calo degli arrivi è dovuto alle misure di deterrenza adottate dall'Ue, è evidente che tali misure sono accompagnate da violazioni dei diritti umani di cui l'Ue è complice, ha affermato Sunderland. Lo stesso sentimento ha trovato eco presso il Centro europeo per i diritti costituzionali e umani (Ecchr), che ha presentato due denunce alla Corte penale internazionale relative al trattamento dei migranti e dei rifugiati nella regione del Mediterraneo centrale”.


7. La Corte Suprema degli Usa blocca le deportazioni

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha temporaneamente impedito all'amministrazione Trump di deportare un gruppo di migranti venezuelani accusati di essere membri di una gang, in base a una legge raramente utilizzata in tempo di guerra, ma il governo ha esortato i giudici a revocare l'ordine.

“La corte ha emesso la sentenza dopo che gli avvocati dell'American Civil Liberties Union hanno chiesto di intervenire in via d'urgenza, affermando che decine di migranti venezuelani rischiavano l'imminente deportazione senza la revisione giudiziaria precedentemente ordinata dai giudici [...]. Sebbene non fosse chiaro dove fossero diretti i migranti venezuelani, l'amministrazione Trump ha già deportato in un carcere di massima sicurezza a El Salvador più di 200 uomini venezuelani e salvadoregni, accusati di essere membri di gang. Tra gli espulsi c'era anche Kilmar Abrego Garcia, un immigrato salvadoregno che, secondo l'amministrazione , era stato espulso per errore, scatenando così un acceso clamore per la sua politica sull'immigrazione”, riportano i giornalisti Andrew Chung, Luc Cohen, Kristina Cooke e Jack Queen su Reuters.

E ancora: “Lee Gelernt, l'avvocato principale dell'ACLU nel caso, ha dichiarato [che] questi uomini erano in imminente pericolo di trascorrere la vita in una terribile prigione straniera senza aver mai avuto la possibilità di comparire in tribunale [...]”.



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